Per il calcio è l’inizio di una nuova era?

07 Luglio 2020   16:55  

A causa dell’emergenza sanitaria che ha imperversato per mesi nel Vecchio Continente, anche il calcio si è visto costretto a chiudere i battenti. Se è vero che ora le cose sembrano tornate alla normalità, è altrettanto vero che gli strascichi di questo periodo buio sono ancora evidenti e oggi, pertanto, cercheremo di capire se anche per il calcio esisterà un’era pre e un’era post coronavirus.

 

Un nuovo modo di fare business

Inutile negarlo, molte società sportive usciranno da questo periodo con le ossa rotte. Tra rinegoziazione dei diritti televisivi, mancati introiti derivanti dalla vendita dei biglietti e chi più ne ha più ne metta, tutte le società calcistiche saranno costrette a ripensare il proprio modo di fare business. La crisi ha colpito tutti, dai club più ricchi a livello mondiale sino ad arrivare all’ultima delle squadre dilettantistiche e già sono allo studio delle varie federazione delle soluzioni per evitare che le società non riescano più a far fronte ai costi. Se è vero che molte compagini come a esempio la Juventus sono state aiutate sia dai propri tesserati che hanno deciso spontaneamente di ridursi lo stipendio sia dagli sponsor come Jeep, è parimenti vero che le stesse società saranno costrette a “inventarsi” delle operazioni finanziarie per far quadrare i conti. Esemplificativa, in tal senso, è stata la trattativa tra Juventus e Barcellona relativa allo scambio tra Miralem Pjanić e Arthur: due società solide, che secondo le scommesse calcio sono tra le favorite per la vittoria della Champions League, ma che hanno comunque dovuto fare i conti con le stringenti regole del Financial Fair Play. L’operazione è stata infatti pensata e portata a termine da entrambe principalmente per generare delle plusvalenze, ancor prima che per delle valutazioni meramente “calcistiche”.

 

Il rischio svalutazione è dietro l’angolo

La crisi economica non è ovviamente circoscritta alla sola Europa e tutte le società sono state e saranno costrette a ripensare il proprio modo di fare calcio. Anche squadre come Manchester City e Paris Saint-Germain, con proprietà multi miliardarie alle spalle, subiranno delle perdite ingenti in termini di valutazione globale del proprio “parco giocatori”. Il prezzo del cartellino di un calciatore è ovviamente determinato dal punto di equilibrio tra domanda e offerta e nel momento in cui la domanda crolla, inevitabilmente crolla anche il prezzo. Come ben raccontato da l'insider in uno dei suoi articoli, in questi mesi di stop le valutazioni dei calciatori hanno subito dei cali significativi che, nei casi più estremi come quelli di Salah e Icardi, oscillano tra il 20 e il 30%.

Una perdita di valore significativa che sicuramente aumenterà il divario tra le società più ricche e quelle con meno disponibilità economiche e in questo momento più che mai c’è bisogno che la UEFA e la FIFA intervengano per evitare che il sistema calcio arrivi al collasso.


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