Superlega, lasciano i club inglesi: il progetto implode ma i fondatori non mollano

Anche l'Inter verso l'abbandono

21 Aprile 2021   10:05  

Fallisce il progetto di secessione di dodici blasonati club calcistici che volevano creare una Super League alla quale accedere di diritto e senza qualificazioni. Le sei società di Premier League hanno fatto un passo indietro, sulla scia delle critiche arrivate dai tifosi, dagli stessi calciatori e dal mondo politico, con il premier Boris Johnson a guidare il fronte dei contrari. Una inversione a u inattesa e arrivata in blocco: il primo a defilarsi è stato il Manchester City, che ha "formalmente avviato le procedure per il ritiro", posizione seguita a ruota da Tottenham, Chelsea, Liverpool e Manchester United, che ha annunciato anche le dimissioni (da fine 2021) di Ed Woodward, uno dei principali promotori del progetto. C'è poi chi è arrivato a chiedere scusa, come l'Arsenal. "Abbiamo commesso un errore e ce ne scusiamo", l'ammissione dei Gunners in un tweet. Di fatto si tratterebbe di un campionato italo-spagnolo con in campo solo Juventus, Inter, Milan, Atletico Madrid, Barcellona e Real Madrid. 

Super League: sistema esistente non funziona, necessario cambiamento La European Super League "è convinta che l’attuale status quo del calcio europeo necessita di un cambiamento". E' quanto si legge in una nota della Superlega. "Proponiamo una nuova competizione europea perché il sistema esistente non funziona - si legge in una nota - L’obiettivo della nostra proposta è quello di permettere allo sport di evolvere e allo stesso tempo generare risorse e stabilità per l’intera piramide calcistica, compresi gli aiuti per superare le difficoltà finanziarie a cui è andata incontro l’intera comunità calcistica a causa della pandemia. Inoltre, la nostra proposta fornirebbe agli stakeholder del calcio contributi di solidarietà significativamente migliorati"

Agnelli, andiamo avanti, tra noi patto di sangue   "Fra i nostri club c'è un patto di sangue, il progetto della Superleague ha il 100 per cento di possibilità di successo, andiamo avanti": lo ha ribadito Andrea Agnelli, numero uno della Juventus, vicepresidente e fondatore della nuova Super League europea, in un'intervista a Repubblica uscita poche ore dopo la rinuncia al progetto da parte dei sei club inglesi.     Agnelli non ha chiuso al dialogo con le istituzioni del calcio: "Se ci fanno una proposta, valuteremo", ha spiegato, ma resta l'obiettivo di "creare la competizione più bella al mondo capace di portare benefici all'intera piramide del calcio, aumentando la distribuzione delle risorse agli altri club e rimanendo aperta con cinque posti disponibili ogni anno per gli altri da definire attraverso il dialogo con le istituzioni del calcio".    Rischi per i campionati nazionali? Per Agnelli non c'è "nessuna minaccia", ma anzi "c'è piena volontà di continuare a partecipare a campionato e coppe nazionali". "Noi rimaniamo nelle competizioni domestiche, andremo a giocare in ogni stadio d'Italia, di Spagna e d'Inghilterra. Il nostro lavoro resterà intrinsecamente legato alle competizioni domestiche". Poi Agnelli ha smentito una notizia delle prime ore: "Il bonus di 350 milioni l'anno è falso". "L'alimentazione dei settori giovanili viene mantenuta", ha assicurato, "ogni settimana daremo ai tifosi le partite dei campionati nazionali e di una nuova competizione, capace di avvicinare le generazioni più giovani che si stanno allontanando dal calcio" anche perchè "il calcio sta vivendo una crisi enorme di appetibilità verso le nuove generazioni". "Avere gli stadi chiusi da un anno per chi ha figli di 10-15 anni di eta' lo evidenzia: si interessano ad altro. E' un processo accelerato dall'epidemia", ha concluso il numero 1 della Juventus. 

Anche l'Inter mette in dubbio il progetto  "Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di interesse dall'Inter". Lo apprende l' ANSA da fonti neroazzurre alla fine della riunione d'urgenza dei 12 club fondatori del progetto. Con una raffica di tweet a breve distanza l'uno dall'altro, Manchester United, Liverpool, Arsenal e Tottenham hanno annunciato l'abbandono del progetto. Aveva cominciato a scricchiolare poco piu' di 24 ore dopo la nascita per il dietrofront del Manchester City che ha ceduto alla furia dei tifosi.     Ma la battaglia non sembra finire qui. Gli ideatori della Super League hanno fatto sapere in una nota di voler "intraprendere i passi più appropriati per rimodellare il progetto" a fronte dei tanti ritiri dai club fondatori che devono affrontare e ha denunciato che i sei club inglesi inizialmente impegnati e che martedi' si sono sfilati uno dopo l'altro sono stati costretti "a causa delle pressioni esercitate su di loro". La reazione alla secessione, in effetti, è stata dura, con i politici e le autorità calcistiche che hanno minacciato di intraprendere un'azione legale contro la cosiddetta "sporca dozzina", cui sono state paventate esclusioni dalle competizioni nazionali e continentali.     Il ministro della Cultura britannico Oliver Dowden ha affermato che nonostante l'inversione di marcia, sarà necessaria una revisione della governance del mondo del calcio. "L'intera faccenda mostra quanto questa gente sia fuori dal mondo" ha twittato, "Hanno completamente sbagliato a valutare la forza dei sentimenti dei tifosi, dei giocatori e dell'intero Paese. Il calcio è per i tifosi. Rimango convinto della necessita' di una riforma. Dobbiamo assicurarci che cio' non accada mai piu'". 


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