Sconfitti
sì, ma con grandi rimpianti per non aver saputo o potuto cogliere la
grande opportunità di battere la capolista ed inserirsi nel gruppo
delle pretendenti alla promozione. L’arbitro, sempre l’arbitro
sul banco degli imputati, questo strano personaggio dall’enorme
potere; quello di dirigere e decidere per un verso e per l’altro,
quello di punire e redarguire un giocatore o l’altro. Un compito
difficile, fondamentale per questo amato sport, e se non fosse sempre
per la buona fede sarebbe veramente un compito davvero pericoloso per
la giacchetta nera di Messina. In una gara dove vige equilibrio, dove
tutto si sviluppa in modo sereno e conforme alle regole sportive fra
giocatori, un fischio sbagliato può davvero compromettere tutto. E
così è stato all’Angelini fra Chieti e Fano. Una gara vera fra
due rispettabili formazioni. Chieti veloce a costruire e sempre
proteso in avanti, un Fano equilibrato che si difende ordinato e
risponde come può. Primo tempo senza storie, appannaggio dei
neroverdi che potrebbero andare a riposo anche con più di una rete;
purtroppo adesso riesce a segnare il solo Genchi e questa volta con
un colpo di testa da manuale. Ma si rientra in campo; qualche secondo
e dal primo mancato intervento si capisce che qualcosa non va nella
serenità della guida arbitrale. Qualche minuto di strane amnesie ed
ecco il capolavoro di una punizione inesistente assegnata ai
marchigiani al limite dell’area sulla sinistra. Barriera che non
resiste alle pressioni della distanza ed ecco lo specchio che si apre
per una rete già segnata: Marchetti deve solo formalizzare con il
suo semplice destro. Chieti che reagisce energico, che costruisce,
che imbastisce ma non conclude. Inesorabile destino, seconda azione
d’attacco dei marchigiani; sulla destra, palla sul grezzo piede di
un terzino qualunque che la dirige con una strana parabola in un area
all’improvviso impreparata. Testa del Roncarati di turno. Palo.
Rete. 2 a 1, partita chiusa. Puoi tentarle tutte, anche il tiro
finale che crudele sfiora il palo. Fano, una squadra che sa chiudere,
che sa gestire gare di questo genere. Un collettivo che sa
interpretare avversari ed arbitro compreso. Bravi i nostri ragazzi,
brava la nostra dirigenza, bravo il nostro pubblico presente, bravi
tutti; ma i tre punti vanno ad un Fano capolista, cinico ed anche un
po’ indolente.
Nando
Marinucci